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Storia per dormire 3
Siamo una creazione degli alberi?
Da solamente poco più di due secoli si sa che il mondo vegetale si nutre praticamente di aria e di acqua. Per mezzo dell’energia della luce le foglie delle piante riescono a combinare sei molecole di anidride carbonica presenti nell’aria (proprio quella temuta CO2 responsabile del riscaldamento globale) e sei molecole di acqua (che prendono dal terreno) dando origine a una molecola organica, di zucchero, che costituisce il nutrimento per dare forma e vita alla pianta stessa. Da questo processo si formano come ‘scarto’ sei molecole di ossigeno, che vengono liberate nell’aria.
Il genere animale invece si nutre di molecole organiche già pronte: gli animali vivono, prosperano, evolvono mangiando piante. Tutti, dagli insetti fino all’uomo, colui che Dio ha posto sul trono di tutto il ‘creato’ [Genesi, 28-29: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo»].
Una bella storia, molto rassicurante per noi umani anche se ovviamente una barzelletta per tutto il resto della natura, asteroidi, radiazioni cosmiche e buchi neri compresi che possono fare della nostra terra e dei suoi ‘eletti divini’ un appetitoso boccone in un batter d’occhio senza alcuna traccia di rimorso o di rimpianto.
Oltre alla Genesi, scritta dall'uomo per i propri fini, ci sono tante storie di come si sia evoluta la vita sulla terra, tutte diverse in funzione del diverso punto di vista.
Ad esempio, c’è la versione occulta degli antichi pini, poi trasmessa alle grandi querce e poi ai faggi, ai frassini e via dicendo a tutto il regno vegetale.
Secondo questa versione, all’inizio c’erano le piante, che dopo parecchie centinaia di milioni di anni si sono stufate di dipendere dal vento per l’impollinazione e di vivere tutte sole in silenzio su terreni duri e aridi; avevano voglia di stare un po’ meglio, di diffondersi un po’ più facilmente e provare qualcosa di nuovo. La curiosità non è solo umana, appartiene a tutti i generi, anche alle pietre se ci fate caso, con le loro combinazioni di cristalli colorati.
Così, le piante decisero di creare gli insetti, sia nel terreno per arieggiarlo e permettere all’acqua di penetrare meglio sia nell’aria per passare in modo efficace il polline di pianta in pianta. A tale scopo crearono i fiori, colorati, profumati e con un gustoso nettare. L’invenzione degli insetti funzionò a meraviglia, permettendo nuove specie vegetali e facilitando la crescita in luoghi inospitali. Facevano loro il lavoro più delicato. Come lo facevano bene e divertendosi pure! Una gran bella soddisfazione; le piante in fondo sembrano fredde ma hanno un cuore grande.
Poi ci fu il problema del seme. Non si sa a chi venne per primi l’idea, forse ai faggi stessi o alle querce; l’idea fu di creare i frutti e quindi di creare gli uccelli, proseguendo poi con tutto il resto del regno animale, fino ai mammiferi. Che vita intorno agli alberi! Tutti a girare attorno, mangiando frutti, emettendo un sacco di CO2 e cagando semi tutt’attorno. Bello davvero.
Dato che ogni invenzione ne tira un’altra, le piante si resero conto anche di un altro vantaggio che avevano le loro creazioni: all’inizio quando non c’erano animali c’era molta CO2 nell’aria per via dei vulcani; quindi, di nutrimento per le piante ce n’era parecchio. Poi, la sovrappopolazione vegetale che aveva ricoperto tutta la terra fertile aveva ridotto la CO2 disponibile e la decomposizione delle foglie e dei tronchi che cadevano sul terreno per tornare ad essere anidride carbonica era troppo lenta.
Dapprima favorirono gli incendi, quando c’erano abbastanza fiammiferi (i rimanenti vulcani) per attivarli ma poi, con la regolarizzazione della crosta terrestre, gli incendi non erano più sufficienti a ricreare un contenuto di CO2 adatto per assicurare la crescita nei milioni di anni a venire. Anche gli animali mangiavano carbonio e lo bruciavano subito emettendolo come fiato e con i gas degli escrementi, utilizzando quelle sei molecole di ossigeno in eccesso prodotto come residuo della produzione di zucchero ma restava una gran parte di carbonio inutilizzato, sia di vecchi alberi o troppo fitti sia immagazzinato nel terreno durante le centinaia di milioni di anni dello sviluppo del regno vegetale sottoforma di carbone, torba, petrolio e gas.
Allora venne loro la grande idea: inventare l’uomo.
Cosa c’era di meglio dell’uomo, quindi, per estrarre tutto quel bendidio e accelerare il processo di creazione della CO2 !! L’idea fu geniale e funzionò perfettamente per qualche migliaio di anni. Purtroppo però col tempo la cosa gli sfuggì di mano.
Adesso le piante si stanno rendendo conto che l’uomo ha corso così in fretta in questo processo che le conseguenze indirette, come il riscaldamento e la siccità conseguente stanno mettendo a rischio la loro stessa vita. Non è facile fermare un meccanismo ben avviato una volta che ci si è ben identificati con esso anche se ci si accorge che è stato un errore, basta guardare i politici per averne conferma.
Comunque, ho sentito dire che nel regno vegetale non sono preoccupati più di tanto. Dalla loro parte hanno un fattore fondamentale: la pazienza; il tempo non scorre allo stesso modo per l’uomo e per il regno vegetale. Nel caso estremo, o in un attimo di rinsavimento, potrebbero decidere di far sparire il genere umano o aspettare che questo si annichilisca con le proprie stesse mani. Vabbè, ci vorrà un qualche migliaio o centinaio di migliaia di anni ma cosa volete che siano? Il tempo è una idea, una storia come tante.
Loro lo sanno e possono aspettare.
Ah, dimenticavo, ho sentito che c’è anche un’altra versione, molto interessante, quella dei batteri.
Ma questa è un’altra storia…
Buonanotte e … buona emissione di CO2 !
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